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    #contagioazzurro a Ragusa, Coach Crespi e le storie di Laura Spreafico, Giorgia Rimi e Lucia Savatteri

    Ragusa. E’ città di basket. Tante storie di basket. Storie di Club. Storie di persone. Storie anche di modelli, la squadra stile college delle serie B maschile degli anni 90. Stile college per reclutamento, idee di gioco e tipo di allenamento. Oggi il basket di Ragusa è la Passalaqua. L’energia appassionata di Stefano, insieme a quella di Davide, suo fratello e attuale Presidente, è motore importante. Per muoversi in tante direzioni, senza fermarsi mai. Per crescere e allargarsi. Non solo sul campo con Gianni Recupido e Ninni Gebbia, ragusani di nascita. Per farlo in modo proprio e coinvolgente.

    Laura Spreafico. 12.1 punti, 4.1 rimbalzi, 2.4 assist. Sono le sue statistiche con la maglia azzurra all’Europeo U18 del 2009. Quasi nove anni fa. Numeri importanti. E se le chiedi se si aspettasse di più poi, subito ti interrompe. “Vivere il momento è il mio modo di vivere. Quell’esperienza, la maglia Italia, l’Europeo, il sentire di aver giocato bene sono state soddisfazioni. Soddisfazioni per sempre” Da vivere, non per crearsi aspettative. Parole concrete di una persona che ogni volta che scende in campo sente dentro – orgogliosa e rassicurata – il marchio Comense (“qualcosa che mi sento fortunata di aver potuto vivere”). Nessuna aspettativa, ma sogni sì. “Vincere uno scudetto con Ragusa e diventare una componente stabile della Nazionale A”. Chiarezza nel dove migliorarsi, su cosa lavorare ogni giorno, “ la continuità, per arrivare a non mettermi sotto pressione, per sentirmi libera di fare sul campo”. Per avere il piacere di giocare. Il piacere serio di giocare. Non banale.

    Giorgia Rimi. Alcamo e anno 2000. Lucia Savatteri. Palermo e anno 2001. Le vedi in allenamento. “Hanno voglia”, il pensiero che ti fanno arrivare. Che ti contagia. Hanno iniziato a giocare, smettendo con la danza. Hanno continuato a giocare anche dopo aver provato altri sport. “Perché l’empatia che si può provare sul campo e attorno al campo con le tue compagne è qualcosa di cui poi non puoi fare a meno” dice Lucia. “Perché i movimenti, i fondamentali sono gesti che sono sempre perfezionabili, aggiungendo un dettaglio, una lettura, mai ripetitivi” aggiunge Giorgia. E allora perché qualche vostra amica non gioca a basket ? Le loro risposte non sono banali, andando oltre al (noioso) luogo comune di essere sport maschile “Perché fare canestro è una cosa complessa”. Non è facile certo, ma è sfida affascinante e possibile. Fare un tiro è piacere, ancora di più esultare dopo aver fatto un canestro. Certo non semplice, ma nessuno sport è semplice, neppure lanciare e riprendere una clavetta per le nostre Farfalle della ginnastica ritmica. Sport è provare, sbagliare, riprovare, esultare. C’è sempre un lieto fine. Basta cercarlo e volerlo.

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