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    Giancarlo Galipò cuore Orlandino. La leggendaria gara 3 contro Treviso ha un giovane “eroe” siciliano

    Assurda, drammatica, sorprendente! Si sprecano gli aggettivi per descrivere gara 3 di finale promozione per l’A1 giocata tra Orlandina Basket e De’ Longhi Treviso al PalaSikeliArchivi.

    Partita vinta dai trevigiani di coach Max Menetti, che ritrovano la Serie A dopo 7 anni con il siciliano Matteo Imbrò capitano, opposti però ad una Orlandina leggendaria.

    Senza Triche (ultime notizie lo vogliono già  in trattativa con altre formazioni) e Trapani alla vigilia, privi di Laganà, coach Sodini e Parks nell’arco dei 40′, Capo d’Orlando ha giocato alla pari nei primi due quarti contro la De Longhi, è scivolata nel terzo periodo per giocarsi la volata finale “faccia a faccia” contro Treviso. Fatali i 3′ minuti conclusivi in cui David Logan ha deciso di mettersi in proprio togliendo le castagne dal fuoco alla TVB.

    Siciliani in campo? Solo due: Matteo Imbrò e Giancarlo Galipò.

    Riconoscendo i grandi meriti dell’agrigentino classe 1994, che di Galipò è più grande appena 5 anni ma ha vinto già una Coppa Italia ed è da quest’anno capitano di una società storica come Treviso, vogliamo dar spazio all’orlandino classe 2000 che di blasonato ha mostrato la verve dell’esordiente. Del giocatore orgoglioso del suo presente e del suo passato tutto in maglia Orlandina, dell’atleta che in un solo anno è passato dalla C Silver ad una finale per la promozione in A1, mettendo cuore e gambe per garantire la miglior prestazione possibile in una situazione di rotazioni ridottissime. Battagliero e sorprendete, senza paura nella marcatura di Logan, Galipò è riuscito a mantenere i ritmi di una forsennata gara 3.

    Le emozioni sono state tante, tantissime – racconta il play numero 22 -. Vedere il palazzetto pieno che ci spingeva ad andare oltre le avversità, come gli infortuni di Brandon e Joe, è stato estremante emozionante. Ci abbiamo creduto tutti insieme, pur sapendo che la partita era dura e infatti lo è stata. Ovviamente non è stato una dei nostri migliori match a livello di basket espresso, ma questo è stato causato dalla mancanza di Triche che creava e prendeva vantaggi per lui e per tutti quanti. Sapevamo che per vincerla dovevamo aiutarci tutti quanti, buttandoci su ogni palla e non permettere canestri facili a Treviso, perché offensivamente potevamo fare un po più di fatica. Abbiamo dato tutto e dopo quei lampi di Logan siamo tornati lì a giocarcela di nuovo. È stata una partita dove abbiamo messo il cuore“.

    Sodini non ha dimenticato Galipò in panchina, ma gli ha concesso delle opportunità durante l’anno. Come raramente un allenatore fa ha riposto fiducia in un giovane del vivaio, senza particolare esperienza, proveniente per di più da un campionato di C Silver. In gara 3 Giancarlo Galipò ha giocato 20′ minuti, sebbene anche per via delle assenze.

    Da coach Marco e tutto lo staff ognuno di noi riceve la massima fiducia, dal primo al dodicesimo del roster. Sodini è un uomo super e ti trasmette sicurezza dandoti la fiducia necessaria. Il mio compito è sempre stato quello di farmi trovare pronto quando c’era da andare in campo a mettere intensità e aggressività. Non lo ringrazierò mai abbastanza per quello che ha fatto per me. Ieri naturalmente con le rotazioni ridotte c’era la possibilità di giocare ed io dovevo essere pronto a sbattermi su ogni pallone. Ci tengo anche a ringraziare David Sussi e Matteo Angori perché anche loro mi hanno dato fiducia lasciandomi in campo. Treviso era una squadra ostruita per vincere e per tornare nell’ Olimpo del basket, un roster completo e con giocatori come Logan fuori categoria. Una squadra tosta e fisica in tutti i reparti“.

    Per Giancarlo Galipò Capo d’Orlando è una questione di orgoglio.

    Se ci saranno le condizioni continuerò a rimanere qui – spiega – perché far parte di questo gruppo è motivo d’orgoglio e quest’anno mi sono trovato alla grande con tutti. Grazie anche al lavoro di coach Sodini e di tutto lo staff“.

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