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    Quel sottile filo azzurro che unisce l’Italia agli Usa. Susanna Bonfiglio (ex Mercury): “Disponibilità e tanto lavoro premiano in WNBA”

    Atleta, mamma, membro del consiglio regionale Fip Sicilia e simbolo della pallacanestro italiana con uno Scudetto ed una Coppa Italia in bacheca, un Premio Reverberi e un titolo da Mvp del Campionato Femminile di A1 ottenuto nel 2000.

    Susanna Bonfiglio (43 anni a settembre) è anche una delle 7 giocatrici italiane che nella propria carriera ha potuto annoverare una chiamata in WNBA. Nel 2002 la play-guardia nata a Savona approdò, infatti, alle Phoenix Mercury pur non avendo un procuratore.

    E’ seconda nella lista di quella ristretta élite azzurra che ha varcato l’oceano per calcare i parquet americani composta da Caterina Pollini, Francesca Zara, Raffaella Masciadri, Laura Macchi, Kathrin Ress. L’ultima in ordine di tempo è Cecilia Zandalasini ufficializzata nella mezzanotte italiana di ieri dalle Minnesota Lynx.

    Susanna, cosa significa per una giocatrice professionista riuscire ad ottenere un contratto in WNBA?

    Raggiungere l’America fu una felicità inspiegabile. Non avevo alcun agente, credo di essere stata l’unica in quelle condizioni ad aver ottenuto un contratto. Mi contattò Cynthia Cooper negli anni delle sfide Parma-Priolo. Unico rammarico della mia esperienza? Essere stata in WNBA un solo anno. Un infortunio al polso fece da ostacolo al mio percorso“.

    Qual è l’approccio giusto per giocarsi al meglio le proprie chance in questo campionato?

    Caratterialmente sono una persona molto umile. Entro sempre in punta di piedi e in questo modo ti fai volere bene. Il consiglio che posso dare alle più giovani è quello di lavorare tanto (gli allenamenti duravano anche 3-4 ore ndr), essere sempre disponibili e prepararsi fisicamente, li è davvero dura

    Com’è cambiata la WNBA dal 2002 ad oggi?

    Si è aperto molto di più ai campionati europei e giovanili. Se fai bene con la tua Nazionale acquisisci una visibilità non indifferente e puoi avere più chance di approdare oltreoceano

    Negli Stati Uniti l’arrivo delle giocatrici (e dei giocatori) non è formalmente possibile senza una quadratura economica che “legittimi” i trasferimenti? Pensa che in Italia sia giusto e possibile l’ingresso di un salary cap?

    Sarebbe bello portare in Italia le loro idee, ma non so se ne saremmo capaci. Onestamente faccio fatica a capire cosa sia meglio per il basket italiano, ma sarebbe sicuramente giusto creare atleti fatti in casa per poter guardare al futuro“.

    Cecialia Zandalasini a Minnesota? Che ne pensa?

    Era già scritto che approdasse in WNBA. Ha fatto un grande europeo, ha talento da vendere ed è pronta fisicamente. Le nuove generazioni sono forse più avvantaggiate rispetto al passato perché parlano l’inglese. Ogni franchigia ha una storia a se, sono sicura che, senza pressioni, Cecilia troverà il suo spazio“.

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