In bilico tra le passerelle di moda e il campo di basket. Virginia Quadarella, pivot della
Rainbow Catania, è una bellezza tutta da scoprire e una giocatrice con un futuro ancora in divenire. Nata a Siracusa, classe ‘95, altezza 183 cm. Inizia la sua carriera di giocatrice a 10 anni con la Trogylos Priolo, nel campionato Under 13 e nella casa dei coach Santino e Salvo Coppa. Per 4 anni consecutivi è stata campionessa regionale, con puntate nell’interzona e alle fasi nazionali. Ha fatto parte delle azzurrine, e a 15 anni è stata convocata al raduno della nazionale. In serie B ha fatto il suo esordio prima sempre con la Trogylos, poi a 17 anni con la Rainbow, sua attuale squadra.
Se si cerca il tuo nome su Google, appare chiaro che sei anche una carismatica modella. Qual è la parte che prevale di più dentro di te, quella sportiva o quella elegante? «Dentro di me prevale sempre la ragazza sportiva, ma a volte si manifesta anche quella elegante…».
Quando e come è nato dentro di te l’amore per la pallacanestro? «È nato tutto per gioco, quando ho fatto la mia priva prova. Mi avevano dato la palla in mano, e iniziando a palleggiare, ho sentito da lì una sensazione di piacere e di divertimento. Così ho deciso di iniziare a giocare, e a poco a poco, la sensazione di piacere e divertimento, si è trasformata in amore».
Quanto è stato importante per te iniziare al PalaEnichem, e quanto ha contribuito a farti crescere cestisticamente, allenarti a stretto contatto con un ambiente professionistico come quello di Priolo in A1 e con giocatrici di livello e d’esperienza? «È stato un grande onore essere stata allenata da due grandi allenatori di basket. Posso solo dire grazie per quello che mi hanno insegnato. Ovviamente allenarsi con persone di livello e d’esperienza fa solo bene, e ti danno la possibilità di migliorare e crescere nel campo e fuori».
Qual è l’episodio o la partita che ti è rimasta maggiormente impressa nella tua esperienza da protagonista? «Ce ne sono tantissime di partite che mi sono rimaste impresse nella mia mente e sempre ti lasciano il segno e un significato: una in particolare, durante il primo anno di serie B, contro Messina San Matteo. All’ ultimo secondo dalla fine, stavamo vincendo di tre; dopo aver un po’ mollato la presa, la squadra avversaria riesce a fare un canestro dalla distanza e andare sul pari, e da lì siamo andanti a i supplementari. Abbiamo ricominciato come dei leoni, portando la vittoria a casa. Ho imparato che una partita non finisce mai prima dello scadere del tempo e della sirena finale».
La Rainbow è prima in classifica e viene da un’importante vittoria in casa della Stella Palermo. Dove vorresti arrivare con la tua squadra? Riesci ad esprimerti come vorresti nel tuo ruolo? «Bella Domanda! Beh, vorrei arrivare ovviamente a vincere il campionato. Io gioco da pivot, centro. Vorrei riuscire di più a muovermi meglio sotto canestro e riuscire a mettere più in difficoltà la difesa avversaria».