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    Il Politecnico di Torino ha messo in produzione “Sherpa”, la maschera per l’attività sportiva

    Proprio in questi giorni, in cui lo sport è nuovamente al centro di pesanti misure restrittive, soprattutto a livello amatoriale, e in cui molti nomi noti del panorama sportivo nazionale sono risultati positivi al Covid-19, il Politecnico di Torino ha chiuso la fase di ricerca e sviluppo di “Sherpa” – il prototipo di maschera di comunità espressamente pensata per lo svolgimento dell’attività sportiva, che è oggi in produzione e disponibile sul mercato.

    Hanno lavorato da giugno al progetto Marco Barla, referente del Rettore per lo Sport, Ada Ferri (coordinatrice del progetto), Claudia De Giorgi e Cristian Campagnaro (designer), Paolo Tronville (a capo del laboratorio in cui sono state effettuate le misure sui materiali filtranti), Alice Ravizza (che si è occupata degli aspetti di usabilità). Hanno supportato le attività di sviluppo prodotto, test e valutazione dello stesso la designer Martina Dugoni e gli ingegneri Federico Sternini, Matteo Genitrini e Francesca Dotti. Il progetto ha beneficiato della collaborazione con la materioteca MATto del Politecnico di Torino e della partnership con le aziende Stamperia Alicese di Cavaglià (BI), che ha curato il confezionamento della maschera e la commercializza, Panatex di Montemurlo (PO) che ha prodotto la struttura portante in tessuto 3D e il Centro di Ricerca della multinazionale UFI Filters di Ala (TN), leader nella settore della filtrazione, per quanto riguarda il materiale filtrante sostituibile.

    In tempi brevissimi il Team del Politecnico – sostenuto anche dai fondi del Rotary Club Distretto 2031 – ha lavorato alla scelta dei materiali e ad un design in grado di assicurare comfort e livelli elevati di respirabilità.

    Le prestazioni della maschera sportiva sono state verificate grazie alla collaborazione con il laboratorio di “Tecnologia degli aerosol” del Politecnico di Torino, con riferimento alle misure descritte nelle Prassi di Riferimento UNI/PdR 90:2020 per le maschere di comunità, elaborate dal Tavolo “Maschere di comunità” promosso da UNI – Ente Italiano di Normazione – in collaborazione con il Politecnico di Torino.

    Il prodotto risponde ai requisiti previsti per le maschere sportive in termini di efficienza di filtrazione e resistenza respiratoria (riposo, attività moderata e intensa). In particolare è stata rilevata una respirabilità della mascherina che consente di inalare senza problemi fino a 200 L/min di aria, portata compatibile con la pratica degli sport più intensi, mantenendo un’efficienza di filtrazione adeguata, nel pieno rispetto della sicurezza degli atleti.

    Anche le misure di attenuazione acustica, svolte nell’Applied Acoustics Lab del Politecnico di Torino, e in particolare in collaborazione con la professoressa Arianna Astolfi, responsabile del laboratorio, e la dottoressa Louena Shtrepi, hanno verificato che l’intellegibilità del parlato non viene compromessa dalla maschera e gli atleti possono continuare a comunicare efficacemente durante l’azione. Lo sviluppo della maschera è stato anche accompagnato da test in campo e test medici, coinvolgendo atleti di pallacanestro giovanile di diverse età.

    La maschera è prodotta in più taglie, in modo da poter essere utilizzata da atleti di ogni età, soprattutto non professionisti: questa categoria è numerosa, non è di fatto trattata dalla disciplina di tutela, è esclusa dai circuiti in cui il tampone viene effettuato di routine e, come tale, risulta particolarmente esposta ai rischi di contagio e di interruzione dell’attività.

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